Nuova mobilità
La moderazione della velocità (a 30 o a 20 km/h) sulle nostre strade, ma anche su quelle di molte metropoli europee (la più recente è Milano) sta rivoluzionando la mobilità urbana e migliorando le condizioni di vita di chi abita in città. Infatti oltre ad assicurare una maggiore sicurezza soprattutto per le categorie di utenti della strada più vulnerabili, in particolare ciclisti e pedoni, questa misura riesce a diminuire le immissioni sonore provocate dai veicoli a motore troppo rumorosi e ridurre gli agenti inquinanti dannosi alla salute e all’ambiente (di questo avviso è anche il direttore dell’USTRA). In Svizzera vi sono Cantoni, città e Comuni che hanno introdotto questo provvedimento anche perché obbligati a ridurre drasticamente entro il 2018 i rumori sulle strade, come previsto dall’ordinanza contro l’inquinamento fonico. D’altronde è proprio l’interesse pubblico alla protezione contro l’inquinamento fonico che ha convinto il Tribunale federale a respingere molte opposizioni all’introduzione della riduzione a 30 km/h.
Pro Velo Ticino (PVT) non considera la riduzione della velocità sulle nostre strade come un atto di guerra contro l’automobile, ma la conseguenza di un nuovo concetto di mobilità che si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta Europa. Le strade dei centri abitati e urbani sono oggi spazi destinati a più utenti con pari diritti: mezzi pubblici, automezzi privati, automobili e motociclette a motore o elettriche, biciclette muscolari o assistite elettricamente e pedoni che le attraversano (elencati non per ordine di importanza ma per il volume di occupazione della superficie stradale). Per garantire una convivenza più sicura a questi fruitori delle strade che si muovono a stretto contatto gli uni con gli altri, sono necessarie regole (della circolazione), ma anche rispetto reciproco. La riduzione della velocità rientra tra le misure che permettono una maggiore condivisione degli spazi a disposizione, soprattutto quando una separazione tra i diversi flussi di traffico non è possibile perché il calibro delle strade non lo consente: un ciclista superato da un’auto a 30 km/h si sente meno minacciato nella sua incolumità rispetto a un sorpasso effettuato a una velocità superiore. A questo nuovo concetto di mobilità si aggiunge, come detto in apertura, la volontà di rendere la città a misura d’uomo e di assicurare ai suoi abitanti una qualità di vita migliore, con meno immissioni inquinanti e foniche.
Evoluzione in Svizzera
In Svizzera questa misura è stata introdotta già diversi anni fa. Fino alla fine del 2022 per la realizzazione di una zona 30 era però necessaria una perizia (per la procedura di approvazione era sufficiente un breve rapporto accompagnato dai piani necessari). Ma nell’estate 2022 l’Ufficio federale delle strade (USTRA) ha deciso di abolire questa formalità (a partire dal 2023) per la riduzione della velocità sulle strade secondarie e di quartiere. Una buona decisione secondo PVT che sicuramente contribuirà ad estendere l’applicazione della misura.
Dopo la bocciatura nel 1997 dell’iniziativa dell’ATA che chiedeva l’introduzione generale della limitazione della velocità a 30 km/h sulle strade secondarie a livello federale, questa competenza è rimasta ai Cantoni, alcuni dei quali hanno deciso di ridurre la velocità del traffico urbano. Oggi nel Semicantone di Basilea Città su quasi due terzi di tutte le strade vige la limitazione a 30 km/h (174 km) o addirittura a 20 (23 km). In questa direzione si sono mossi altri Cantoni come Berna, San Gallo e Zurigo, le cui strade cittadine erano talmente intasate che si procedeva solo a singhiozzo; come è stato provato, la riduzione della velocità ha aumentato la fluidità del traffico. Provvedimenti analoghi sono stati adottati anche in Svizzera romanda, in particolare nel Cantone Ginevra, con la riduzione di velocità a 30 km/h in 294 tratti di strade, giorno e notte, e in 139 di notte. Ma anche Vaud non sta a guardare: tra 10 anni la mobilità della città di Losanna sarà costituita essenzialmente da trasporti pubblici, pedoni e ciclisti. Potranno ancora circolare giorno e notte solo le automobili sprovviste di motore termico e a una velocità massima di 30 km/h. D’altronde anche l’Unione delle città svizzere (UCS) auspica che il limite massimo di velocità di 30 km/h diventi la norma, per tutti i motivi sopra evocati.
Situazione nel Ticino
Sforzi in tal senso sono stati compiuti soprattutto nelle strade di quartiere di città e località periferiche, mentre per gli assi principali, soprattutto quelli di competenza cantonale, ci si attiene scrupolosamente al principio sancito nell’ordinanza federale sulla segnaletica stradale che non permette l’introduzione di zone con limite di velocità massimo di 30 km/h su questo tipo di strade, salvo qualche deroga.
Oltre a Via Morettina a Locarno, in cui recentemente - su raccomandazione di PVT - è stata introdotta la limitazione a 30 km/h per risolvere una situazione difficile e pericolosa per i ciclisti, fa eccezione anche una decisione adottata a titolo sperimentale qualche anno fa a Lugano, sul tratto del Lungolago tra Piazza Castello e la rotonda del LAC, una delle strade principali della città, poi resa definitiva alla fine del 2020. Una raccolta dati su velocità, sicurezza, inquinamento fonico e atmosferico, numero dei veicoli e tempi di percorrenza del trasporto individuale e del trasporto pubblico, aveva permesso di valutare l’efficacia di questa misura che secondo gli esperti favoriva una maggiore scorrevolezza del traffico, non solo sulle strade dove era in atto la sperimentazione ma anche su quelle limitrofe. È emersa anche una sostanziale diminuzione dei tempi di percorrenza dei veicoli di trasporto pubblico che contrasta con quanto riscontrato a Zurigo.
Proposta da PVT, preoccupata dall’incapacità di trovare una soluzione per dare ai ciclisti maggiore sicurezza su questo tratto di strada molto trafficato, la misura si rivela essere un provvedimento necessario e sostanzialmente accettato da tutti gli utenti. Nel momento in cui è stata adottata, il Ticino era in piena crisi pandemica e il numero di ciclisti era fortemente aumentato anche perché il rischio di contagio sui mezzi di trasporto pubblici era molto elevato.
Abitudini dure a morire
Una riduzione della velocità da 50 a 30 km/h anche sulle strade principali è vista inizialmente per chi la subisce come una misura incisiva che scombussola le abitudini di spostamento nelle nostre città, ma a quanto risulta dalle esperienze acquisite, permette di ridurre l’inquinamento, di diminuire i rumori molesti e soprattutto di apportare sicurezza agli utenti più vulnerabili, quindi anche e in particolare ai ciclisti. Un effetto evidentemente molto caro a PVT. Questi benefici sono subito constatati dagli abitanti e dalla popolazione in generale che dimenticano presto i disagi percepiti inizialmente dalla riduzione della velocità.